Federmobili
Federmobili
La Federazione
Federmobili, Federazione Nazionale dei Negozi d’Arredamento – Federmobili Confcommercio Imprese per l’Italia rappresenta oltre 15.000 imprese di distribuzione di arredamento presenti oggi in Italia, con circa 18.000 punti vendita.
Attiva sul territorio dal 1967, unica organizzazione nazionale della distribuzione nel settore arredamento, aderisce a Confcommercio Imprese per l’Italia - ed è membro FENA - Fédération Européenne du Négoce de l'Ameublement. Per scaricare lo Statuto della Federazione
Attività
Portavoce degli interessi della distribuzione, Federmobili promuove lo sviluppo del settore, contribuendo a rafforzare lo spirito associativo della categoria e l'interscambio delle relazioni tra i vari attori della filiera. Suo compito è di tutelare i propri associati, comprendendone le esigenze, incoraggiandone la collaborazione, proponendo efficaci soluzioni alle problematiche di comune interesse. Federmobili opera su diverse aree di attività, portando avanti da anni progetti concreti e di ampio respiro sia sul fronte dell'attività istituzionale (rappresentanza di categoria e relazioni politico-sindacali), sia attraverso la promozione di una rete di servizi a forte carattere innovativo e ad alto valore aggiunto.
Per svolgere la propria attività, Federmobili ha costruito un sistema flessibile e integrato, composto da diverse strutture operative che gravitano intorno alla Federazione. Pur mantenendo una propria identità e autonomia, queste sono organizzate in modo da interagire tra loro e lavorare su aree di attività strettamente correlate, concorrendo in tal modo alla realizzazione del disegno comune.
Guido Brondetta | Presidente |
Carlo Allena | Vice Presidente Vicario |
Claudio Aloi | Vice Presidente |
Giovanni Sanino | Vice Presidente |
Silvano Molinaro | Consigliere |
Domenico Pera | Consigliere |
Giovanni Bensa | Consigliere |
Paolo Sereno | Consigliere |
Fabrizio Bernardi | Consigliere |
Valter Reinaudo | Consigliere |
Bonus mobili: nel 2023 contributo di 8mila euro
Dai 5mila euro inizialmente previsti, agli 8mila euro approvati dalla commissione Bilancio della Camera. A tanto ammonterà il Bonus mobili previsto per il 2023, mentre nel 2024 sarà di 5mila euro.
"Un ottimo risultato quello ottenuto", commentano da Federmobili-Confcommercio, "frutto anche del lavoro di squadra delle associazioni della filiera, con Confcommercio in primissima linea. Il nostro obiettivo è ora ottenere pari contributo per il 2024 e, già dai primi mesi del nuovo anno, ci adopereremo in tal senso".
La buona notizia, in attesa del voto dell’aula alla Camera e a Senato, arriva da un emendamento al ddl Bilancio, con il quale si conferma la detrazione fino al dicembre 2024. Il tetto di spesa su cui calcolarla è cambiato più volte: nel 2022 è stato fissato a 10mila euro e, secondo la normativa attualmente in vigore, sarebbe sceso a 5mila euro nel 2023 e nel 2024.
Come funziona
Il bonus mobili è una detrazione del 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici efficienti, destinati all’arredo di un immobile abitativo ristrutturato.
Non cambieranno le regole per usufruire del contributo. La detrazione Irpef sarà ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Per ottenerlo, è necessario che nell’immobile sia stato realizzato un intervento di manutenzione ordinaria (solo sulle parti comuni), manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, ricostruzione o ripristino a seguito di eventi calamitosi e aver usufruito del bonus ristrutturazioni.
Per gli arredi non ci sono condizioni particolari, mentre gli elettrodomestici devono avere una classe non inferiore alla A per i forni; E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie; F per i frigoriferi e i congelatori.
Celebrata a Cuneo l’ottava edizione della Giornata nazionale “Legalità ci piace!” in collegamento streaming con Confcommercio nazionale
Al termine consegnato a S.E. il Prefetto il documento sul fenomeno in Provincia
Grazie alla presenza in video di S.E. il Prefetto Fabrizia Triolo, del Questore Nicola Parisi e di Autorità civili e militari della Provincia e dei presidenti delle dieci Ascom territoriali e dei presidenti delle categorie rappresentate, si è tenuto oggi l’ormai tradizionale appuntamento di Confcommercio, occasione nella quale porre al centro dell’attenzione le problematiche legate al fenomeno dell’illegalità e dell’abusivismo. Al termine è seguito un incontro di una delegazione di Confcommercio ed Associazione Albergatori e Ristoratori con S.E. il Prefetto e la consegna del documento riguardante il tema.
Quest’anno in particolare si è posta l’attenzione su due fenomeni pericolosi legati alla crisi economica e sociale causata da Covid-19 e pandemia, il fenomeno dell’Usura e le infiltrazioni politiche nelle manifestazioni di protesta.
Intere filiere, in particolare quella del turismo – pubblici esercizi, alberghi, tour operatori, trasporti, discoteche, lo shopping, la cultura ed il tempo libero – ma anche molti comparti del commercio al dettaglio, soprattutto abbigliamento, calzature ed accessori moda, hanno registrato crolli verticali di fatturato e moltissime imprese di questi settori hanno chiuso definitivamente l’attività.
“Si tratta di una situazione – afferma Luca Chiapella, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo – che soprattutto durante il primo lockdown si è resa ancor più drammatica con la “pressione” della criminalità, che si è fatta sentire su una consistente parte delle micro e piccole imprese del commercio e dei pubblici esercizi”. “Circa il 10% degli imprenditori è risultato esposto all’usura oppure a tentativi di appropriazione “anomala” dell’azienda”.
Negli ultimi sei mesi è aumentato il numero di imprenditori che ha chiesto prestiti a soggetti fuori dai canali ufficiali (14% contro 10%).
La protesta e la politica, se al di fuori di un quadro di legalità, comportano rischi reali per la tenuta sociale.
“La strumentazione del disagio sociale – precisa Chiapella – e della disperazione da parte di ambienti e politici di vario tipo vanno “a braccetto” quando la rabbia è reale, frutto di un anno di gestione dell’emergenza sanitaria legata al “Covid”.
“Si tratta di una rabbia – interviene Giorgio Chiesa, presidente dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo – accumulata per mancati ristori, in molti casi mai arrivati, ma soprattutto a causa di aperture annunciate e poi smentite, adeguamenti e messa in sicurezza dei locali onerose a carico di categorie che non lavorano da mesi; una rabbia dietro la quale si nascondono furbetti ed evasori, però non cambia il problema”.
“Siamo coscienti – conclude Chiapella – che lo Stato non possa farsi carico interamente delle perdite di interi settori, ma ha il dovere di dare certezze su aperture e tutelare chi non può ancora “ripartire””. “In questa situazione di tensione sociale è forte il rischio di attacco all’ordine pubblico ed alla legalità; la strumentazione politica non è ammessa dal nostro punto di vista”. “Denunciamo e condanniamo con fermezza ogni forma di protesta al di fuori della legalità; auspichiamo una significativa velocizzazione delle vaccinazioni e nel contempo date certe sulle riaperture”.
Dopo il flash mob di fine febbraio, prosegue lo stato di agitazione del Settore Wedding/Cerimonie/Eventi con l’incontro odierno con il Prefetto
Il settore del Wedding-Cerimonie-Eventi è profondamente provato dalla chiusura imposta dal Governo nell’ambito dei provvedimenti della pandemia.
Dopo un mese dal flash mob organizzato in Piazza Galimberti dal raggruppamento “Insieme per il Wedding” in collaborazione con Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo, vista l’assenza di un decisivo cambio di passo da parte del nuovo Governo, una delegazione del settore, composta da Luca Chiapella, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo, Comm. Giorgio Chiesa, presidente dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo, Marco Manfrinato, Segretario generale di Confcommercio e Paola Destefanis, Silvio Bella e Luca Giraudo in rappresentanza di “Insieme per il Wedding”, ha incontrato oggi il Prefetto Dr.ssa Fabrizia Triolo per esporre lo stato di profonda prostrazione nel quale vivono migliaia di aziende, professionisti, partite iva e lo loro famiglie.
“Con i Colleghi di “Insieme per il Wedding” – interviene Luca Chiapella, Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo – abbiamo incontrato il Prefetto quale rappresentante territoriale del Governo, al quale abbiamo portato le istanze di settori diversi tra di loro, ma che insieme rappresentano una percentuale importante del Pil nazionale”.
“Come per altre circostanze – dichiara Chiapella – abbiamo riscontrato da parte della Dr.ssa Triolo profondo interesse rispetto alle problematiche portate alla sua attenzione e delle quali abbiamo ricevuto rassicurazione che verranno portate all’attenzione dei tavoli istituzionali perché si possano ricevere gli opportuni riscontri in termini economici e di prospettiva riguardante la riapertura delle attività”.
“Nel rispetto dei ruoli istituzionali - interviene Giorgio Chiesa, presidente dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo – abbiamo rappresentato al Prefetto che si tratta di un settore – quello del wedding-cerimonie-eventi che non rientra dei costi immediatamente, ma ha necessità di una programmazione semestrale se non annuale”.
“Come Confcommercio con “Insieme per il Wedding – conclude Luca Chiapella – ribadiamo che le aziende, i liberi professionisti e le partite iva di questo settore strategico dell’economia hanno bisogno di programmazione e questa programmazione può soltanto arrivare da una gestione dell’emergenza che consideri realmente la peculiarità delle categorie coinvolte”.
Il Wedding vuole tornare a lavorare ed a far sognare con matrimoni, cerimonie ed eventi!
FederlegnoArredo e Federmobili-Confcommercio: "In zona rossa negozi di arredamento siano aperti"
“Alla luce di un’Italia ormai prevalentemente rossa, non possiamo esimerci dal sottoporre di nuovo all’attenzione del Governo quella che potremmo definire un’ingiustificata disparità di trattamento prevista per gli esercizi di commercio al dettaglio di mobili rispetto ad altre attività di vendita con caratteristiche del tutto simili, a partire dalle grandi metrature, come ad esempio i concessionari auto. Chiediamo pertanto che nelle zone rosse ai negozi di mobili sia permessa l’apertura al pubblico almeno nella forma di accesso su appuntamento, garantendo la totale sicurezza e il rispetto delle norme anti Covid”.
Lo dichiarano in una nota congiunta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo e Mauro Mamoli, presidente di Federmobili-Confcommercio.
“Il settore del legno-arredo è riuscito, grazie alla ritrovata centralità della casa e a misure importanti come il Bonus Mobili, a contenere le perdite dovute alla pandemia e crediamo sia davvero poco lungimirante e inspiegabile interrompere questo trend, impedendo all’ultimo anello della filiera, i rivenditori di mobili appunto, di proseguire la loro attività. Ma non si tratta - spiegano FederlegnoArredo e Federmobili-Confcommercio - solo di un’esigenza legittima delle imprese che rappresentiamo, ma di dare il giusto valore ai beni venduti dai nostri associati, divenuti ormai beni essenziali. Mai come ora la casa è stata il centro della vita di ognuno di noi. Consentire di rivedere il layout degli spazi, integrare o modificare gli arredi delle case per rispondere, in primis, alle esigenze della didattica a distanza e allo svolgimento del lavoro agile, come pure ad altre necessità, crediamo sia un modo non solo per fare il bene delle nostre imprese e non gravare sui conti dello Stato, ma soprattutto per soddisfare le necessità dei cittadini.
In tale senso - concludono - accogliamo con favore l’attenzione al problema anche da parte di alcuni rappresentati politici, attraverso atti parlamentari, non ultimo quello dell’on. Lupi che ha presentato un’interpellanza sul tema”.
“Ci auguriamo che il Governo possa raccogliere il nostro appello, nella convinzione che permetterci di continuare a lavorare, in totale sicurezza, sia un bene per il tessuto produttivo del Paese, per le famiglie e anche per le casse dello Stato”.